
Foto di Darwin Bell
Ci ho ragionato un po' su, e forse ho capito qual'è quella macchia cieca, quel buco nero nell'universo di Beppe Grillo. C'è una falla, per così dire, meramente comunicativa.
Almeno: secondo me. Non so se faccio di questi ragionamenti per una sorta di deformazione professionale o cos'altro. Non so neppure se ciò che sto per dire è giusto, ma è un pensiero che mi andava di annotare.
Prendiamo quel che è successo ieri, l'episodio che ho riportato qualche post fa: Grillo interviene in diretta ad Exit, dice cose (sacrosante) sui temi più disparati. Fa un monologo, non interagisce con l'esterno. Poi prende e se ne va.
Ora, al di là dei contenuti (che non critico perché, ripeto, condivisibili), c'è un problema nell'atteggiamento, nel comportamento. Che poi sono comunicazione: in altre parole, Grillo parla senza rispondere, senza creare dialogo, senza possibilità di feedback. E' il suo stile, certo. La stessa cosa accade nella rete, sul suo blog: ogni giorno getta un sasso (a volte piccolo, a volte immenso) nello stagno, senza però osservare i cerchi che si creano nell'acqua.
Perché non c'è una vera interazione con le migliaia di utenti che rispondono, commentano, condividono un'idea: tutti parlano, tutti lasciano una traccia, tutti partecipano ad una bolgia comunicativa in cui è difficile trovare un filo logico.
Si tratta di possibilità non da poco. Occasioni che ci vengono fornite dalle nuove tecnologie, dalla rete. Opportunità che dieci, quindici anni fa erano impensabili. Però attenzione: perché talvolta la comunicazione può diventare un vortice. Un tornado di parole. Una valle con troppa eco nella quale ci si capisce solo in parte.
Questo è il punto: ben venga una partecipazione che proviene "dal basso" (come si usa dire). Con dei distinguo, però. Non illudiamoci: non è per il solo fatto di comunicare che si partecipa, che si ottiene visibilità e riconoscimento. A volte si fa troppo casino. Un chiasso che produce solo un gran frastuono, che lascia intatti i problemi dai quali si era partiti. E si torna punto e a capo.
Ecco, allora, cosa mi sento di rimproverare a Grillo: non la qualità dei suoi contenuti. Su quelli si può discutere. Quanto più sul modo in cui vengono proposti, le modalità tramite le quali essi vengono socializzati: comunicare quasi mai vuol dire avere ragione in assoluto. Comunicare più degli altri non è sinonimo di esser più efficaci. Comunicare solo sulla rete, poi, significa escludere tante persone che ad essa non hanno accesso. Ed immergersi in quel vortice di cui parlavo poc'anzi.
Grandi opportunità e grandi disagi, come si può notare, in questo caso sembrano collimare perfettamente. E l'esempio di Grillo è solo uno dei tanti. Comunicare è anche questo: un loop. Nel quale c'è ancora tanto da scoprire e tanto da mettere in ordine.
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