mercoledì 2 gennaio 2008

Sapere o non sapere?


Capire le differenze tra un "prima" ed un "dopo", tra ieri e oggi. Considerare di quali strumenti disponiamo ora e non disponevamo in passato. Tentare di conoscere i cambiamenti che essi hanno apportato, in meglio oppure in peggio.
Sono questi argomenti che mi interessano tantissimo, ma su cui non sono ancora arrivato ad una conoscenza matura e, per quanto possibile, piena.
Il punto su cui mi blocco è sempre lo stesso: ci autodefiniamo società dell'informazione, del real-time, del sapere. Abbiamo mezzi di comunicazione che ci permettono di sapere in tempo reale cosa accade in posti che non sapevamo neppure esistessero. Aumentano gli "altrimenti possibili". La contingenza non è più, non solo, ciò che viviamo nel nostro quotidiano ma è anche ciò che ci dicono per telefono, ciò che leggiamo su internet, ciò che vediamo su YouTube.
Tutte cose che prima non c'erano ed ora ci sono. Ed è un bene che ci siano, aggiungo.
Se approfondisco il ragionamento, però, affiorano sempre problemi che non riesco a risolvere. Per capirci: nella società della conoscenza le paure aumentano proporzionalmente al numero di informazioni ricevute. L'insicurezza lentamente cresce perchè ciò che era sconosciuto piomba nella propria vita di colpo. Si ha percezione, rispetto a "prima", di un numero molto più elevato di sensazioni, di sensazioni, di vite non nostre. Visto che tutti abbiamo a che fare con la tv, coi cellulari, con internet, nessuno può salvarsi da questo "effetto collaterale" della comunicazione. L'"ignorante totale" non esiste, non può esistere in una società come la nostra.
Il punto è: siamo noi uomini in grado di gestire un numero così vasto di possibilità?
Prevale in questa ridondanza di informazioni la voglia di conoscenza o la paura? Come equilibrare le due cose?
Sono queste le cose che non ho ancora capito...

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