martedì 25 marzo 2008

Non saper più cosa ci piace


Foto di G e D
Come spesso mi succede, piccoli fatti o impressioni di poco conto mi portano a fare ragionamenti più ampi sulla società in cui viviamo.
Il punto di partenza è questo: il ritorno in tv del Trio. Il programma dei tre bravissimi comici si è concluso da pochi giorni fra il plauso sincero di alcuni, speranze disattese di altri, perplessità. Speranze perché l'idea era quella di riportare in auge, anche se per poche puntate, la tv di un tempo, fatta bene, con la testa. Un ottimo escamotage, così speravano gli addetti ai lavori, per coprire di ridicolo la tv spazzatura.
D'altro canto, sono sorte anche delle perplessità, per l'appunto. Perché? Perché si è trattato di un programma bello ma che "non bucava", non efficacie al cento per cento, non in linea coi tempi.
Chiusa l'introduzione ed il suo esempio, i dubbi che mi sorgono sono diversi: viviamo in una società che non sa più cosa le piace e cosa non le piace. Che non sa cosa di buono, dal passato, può portarsi nel futuro. Che fa autocritica, che si guarda indietro, che ricerca il bello andando a sfogliare le pagine della propria storia. Ma che, al contempo, pare ormai assuefatta al brutto che la ricopre.
In questa estenuante altalena fra bene e male, fra meglio e peggio, fra passato, presente e futuro non si riesce a trovare un punto di equilibrio. Col rischio, più che mai concreto, che tutto questo "non capirsi" generi immobilismo. Proprio ciò di cui meno abbiamo bisogno, ora come ora.
Come sciogliere questo dilemma?

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