
Foto di Alessandro Boselli
Da tempo volevo scrivere due parole su Beppe Grillo e tutto ciò che ruota attorno a questa "costellazione". Il problema è che fra queste orbite (in cui si mescolano società civile, politica, antipolitica, istituzioni, proposte, proteste e chi più ne ha più ne metta) fatico sempre più a capirci qualcosa. Ci sono punti che accolgo in pieno ed altri che mi sfuggono. Cogliendo l'occasione del V2-Day di ieri, cerco di ricostruire un mio personalissimo quadro sulla situazione. Non so bene quanto mi ci vorrà e se giungerò a capo di qualcosa. Ci provo, comunque.
Parto dai dubbi. Il male contro cui si batte Grillo è il seguente: viviamo in una democrazia che sempre più spesso fa rima con lassismo, con disinteresse, col tirare a campare. Quando va bene. Quando va male, c'è qualcuno che se ne approfitta e fa quel che vuole, con il massimo profitto per sé stesso ed il massimo danno per la società.
Opporsi a questo status quo è sacrosanto, ci mancherebbe. Però bisogna capire dove si vuole arrivare. Perché è sempre di democrazia che si sta parlando. Giocarci troppo sopra può essere pericoloso. In altre parole: esiste un quadro normativo che, pur con troppi lati oscuri, dà spazio a tutti. Volerlo cambiare, come auspica Grillo, è giusto. Però se lo si sostituisce con le istanze, le idee, le direttive di uno solo si torna al punto di partenza.
Per dirla con Michel Foucault: difficilmente il potere può essere veramente cambiato, sovvertito. Ci possono essere delle sostituzioni, al limite. Che inquadreranno un nuovo regime normativo, morale, etico con le sue leggi e le sue norme.
In molti hanno visto in Grillo il germe di un nuovo tipo di fascismo, che prolifera sulle radici ben salde dell'antipolitica. Su questo non sono d'accordo: difficile vedere nel comico genovese un nuovo Mussolini, ci mancherebbe. Però il rischio è che questo analizzare il problema, proponendo una soluzione unitaria che spazzi via tutto il resto, può portare ad una ridifinizione di tutta la struttura, politica e sociale. In nome di ideali che hanno una sola fonte. Questo mi convince poco.
Inutile negarlo: certe istanze aggregate e portate avanti da Grillo sono più che condivisibili, estremamente razionali. Forse spaventano un po' perché urlate, o forse perché sfuggono al canale principale in cui confluiscono le idee per il bene comune: la politica. Che dovrebbe governare ed invece, troppo spesso, genera solo immobilismo. Forse sono due strade che dovrebbero incontrarsi. Perché possano lavorare meglio entrambe.
Non mi piace troppo, Grillo, neppure quando, nel tentativo di proporre antidoti nuovi contro i mali sopra citati, mette in un unico calderone tutti i politici, tutti i partiti, tutti i giornali, tutti i canali di informazione e partecipazione. Occorrerebbe distinguere, capendo che c'è del buono da salvaguardare e del marcio da eliminare. Ma quando si porta avanti una battaglia come la sua, è inevitabile, non si va tanto per il sottile.
Capisco anch'io che abbiamo strumenti politici insufficienti, cervellotici, incostituzionali talvolta. Però in certi casi bisogna utilizzarli comunque, cercando lo stesso il migliore fra quelli disponibili. "Pubblicizzare" l'astensionismo può essere comprensibile. Peccato però che così facendo si perde un occasione. E quando le cose non vanno si crea il terreno adatto per l'azione politica di Sua Emittenza, che di questi espedienti si ciba.
Queste e tante altre cose non mi convincono. Ma altre vanno sottolineate, visto che ci sono anche dei "pro": non mi convince quando non si riesce a vedere più in là del proprio orto, finendo per bollare Grillo e ciò che gli gira attorno come "antipolitica". Quasi a voler marcare una differenza fra un bene e un male che, fondamentalmente, non esiste. Fermo restando il rispetto per gli altri, ognuno è libero di portare avanti come meglio crede le proprie idee. Inutile, perciò, parlare di antipolitica e definire con appellativi poco carini tutte le persone che partecipano attivamente alle battaglie proposte da Grillo.
Mi piace anche il modo in cui vengono unite le persone, sfruttando canali nuovi (internet) e modalità di comunicazione mai praticate prima (molte parolacce, pazienza, ma soprattutto qualche risata, il che non fa mai male).
Il tema è complesso, ampio. Forse è inutile cercare di andare così a fondo, però certi dubbi rimangono. Probabilmente perché si tratta di una novità, un elemento che rompe col passato e col quale ancora non sono in grado di fare i conti. Ho fatto un primo passo in questo senso, ma occorrerà tornare su questo sentiero.
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