
Foto di gaiaccia
Impossibile restare impassibili di fronte a quanto è successo sabato a "Che tempo che fa". Piccoli fatti che, al solito, scatenano ragionamenti più ampi. Provo a fare un po' d'ordine.
Marco Travaglio sabato era ospite alla trasmissione di Fabio Fazio (cliccare qui per i video: parte 1, parte 2, parte 3). Nel corso dell'intervista, il bravo e preciso giornalista ha tirato in ballo il neo-presidente del Senato Schifani. Semplice racconto dei fatti, diranno alcuni. Accuse gravissime, diranno altri. Solito polverone fatto di chiacchiericci, accuse, querele, pubbliche scuse nel quale è difficile distinguere la ragione e il torto. Basta guardare un po' più a fondo, però, per capire che per l'ennesima volta ci troviamo di fronte ad un'informazione distorta, ad un sistema politico impreparato, alla solita, inutile lotta per far prevalere una ragione sull'altra. Occorre fare dei distinguo.
Lo scontro, alla fin fine, è fra la ragion di Stato, con le sue istituzioni e uomini chiave, e la verità. Non assoluta, certo. Ma che si attiene ai fatti, veri, reali. Un giornalista questo deve fare, è il suo lavoro. Certo, non deve scadere nella diffamazione. Ma è giusto che si informi e faccia informazione.
La controparte, dal canto suo, non deve ritenersi intoccabile. Si apra, spieghi, dialoghi. Irrigidirsi è sempre un brutto segno: è come ammettere la propria colpa, chi è tranquillo non lo farebbe. Parlare di "attacchi" pure: significa vedere contrapposizioni inesistenti.
Tutto il caso, poi, è ingigantito perché di mezzo c'è la televisione. Anzi, essa è la causa ed il megafono, l'amplificatore di tutta la questione. Ciò che dice Travaglio non può avere un peso specifico solo in tv. Perché in pochi ce l'hanno coi suoi articoli, coi suoi libri, con le sue conferenze? Perché essa è considerata un'arma potente. Che deve riprodurre un certo sistema morale, normativo, politico (lo Stato), non andargli contro. Discorso estremamente razionale, per carità. Ma, anche se scomoda, la verità dev'esser divulgata. Saranno poi i destinatari a decidere a chi dar credito.
Non mi è piaciuto troppo neppure l'atteggiamento del PD. Certo non doveva rincarare la dose, ma quantomeno smarcarsi da queste logiche di contrapposizione tra la ragion di Stato e la verità. "Non c'era contraddittorio", dice la Finocchiaro. Ma se la verità è tale, se è detta da uno di cui ci si può fidare (e di Travaglio ci si può fidare) allora non ha bisogno di un contraltare. Basta a se stessa. E avanza.
Insomma: tutte le posizioni possono essere plausibili. Certo, c'è bisogno di onestà a monte. E di trasparenza, poi. Troppo pochi, però, quelli che la cercano davvero.