
Le feste di Natale sono finite. Ed io non so se è un bene o un male. Da diversi anni vivo un rapporto di "odi et amo" con questo periodo di feste. Non col Natale in sé.
Mi piace pensare al Natale anzitutto come festa religiosa. Ma, anche volendola staccare da questo contesto, adoro i suoi risvolti più semplici: le famiglie si riuniscono, c'è più voglia di stare insieme, c'è meno dispersione, più attenzione verso gli altri. Sarebbe bello se ogni giorno potesse essere così, ma per il momento, tanto vale accontentarsi.
Non mi piace, anzi odio, tutto il periodo che precede le feste: le luci per le strade, gli addobbi, le corse sfrenate nei centri commerciali per i regali. Una smania, come compulsiva, che colpisce svariate persone. E le allontana dal vero senso di questo periodo.
Dov'è scritto che solo a Natale si possano, anzi si debbano, fare regali? Perché dimostrare amicizia, affetto, amore verso le altre persone bruciando soldi per qualcosa di materiale? Quell'amicizia, quell'affetto, quell'amore non hanno prezzo. E non possono essere quantificati, comparati, scambiati dai regali.
Credo che, anche in questo caso, se si slegassero questi comportamenti, questi impegni obbligati dal periodo natalizio e li si diluisse su tutto l'anno forse vivremmo meglio. Riscoprendo ciò che è veramente importante.
Altrimenti alla fine della festa, di queste feste, rimarrà poco o nulla. Qualche regalo e qualche addobbo da rimettere a posto.
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