venerdì 11 gennaio 2008

Il regno dell'assurdo


Pomeriggio di ieri. Lezione di sociologia politica. L'argomento della discussione erano le elezioni del 2006. Per poter entrare meglio nell'argomento, è stato necessario per la professoressa fare un breve excursus sul nostro sistema elettorale. Sul ritorno al proporzionale dopo dodici anni di maggioritario.
Poche parole, semplici, che hanno finalmente chiarito un punto del nostro sistema di voto che, per ignoranza o per poca voglia di informarmi, non avevo ancora ben chiaro.
Di tutto il ragionamento, un punto mi ha fatto riflettere: sapevo benissimo che la "porcata" imbandita prima delle elezioni 2006 ha creato solo instabilità. Solo non mi ero mai soffermato a capire quanto assurda e tremenda potesse esser stata questa scelta politica.
"Alle elezioni per il Senato il conteggio è fatto su base regionale con premio di maggioranza. Può accadere quindi che il numero effettivo di voti non corrisponda a quello dei seggi." A queste parole mi sono bloccato. Ho pensato: "Ma di che cazzo stiamo parlando?". Perché questi raggiri, queste pastette, questi labirinti? A che pro?
Ho avuto la netta sensazione di abitare nel regno dell'assurdo, in un paese dove le cose potrebbero essere semplici e chiare, se solo lo si volesse. Ed invece... puff! Magia. I voti non sono più voti. Le poltrone in Parlamento sono decise con metodi cervellotici. Niente va come sarebbe naturale che andasse.
Che tristezza. Che tristezza dover vedere la faccia della professoressa quasi sconsolata, dover allargare le braccia come a dire: "sì, è assurdo, ma è così". Assurdo, per di più, che certe cose te le insegnino all'università: sembrano truffe, e forse lo sono davvero. Però così è. Così funzionano le cose in Italia.
Ma, dico io: la politica dovrebbe essere la vocazione, la missione più bella ed alta che si possa vivere: fornire le proprie forze, la propria intelligenza, il proprio sapere per risolvere i problemi, per vivere insieme. Civilmente, in armonia. Lottando, certo, su certi argomenti. Ma col punto fermo del bene comune davanti agli occhi.
Le elezioni dovrebbero essere un gioco da ragazzi. Uno splendido gioco. Si partecipa, si è liberi di esprimere il proprio pensiero, si vota, si contano i voti e poi si mette in moto la macchina politica.
Peccato. Niente di tutto questo. Intrighi, inciuci, giochi di potere. Strane logiche distorcono tutto, anche ciò che dovrebbe esser semplice e lineare. E, lo ripeto, a me sembra di vivere nel regno dell'assurdo.
Perché tutto questo? Fino a quando?

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