
Foto di sl4sh79
Sono poche le persone che hanno saputo dare tanto a questo malandato paese. Di queste, credo di conoscerne a fondo solo una ristretta percentuale. In questa piccola cerchia figura un uomo talmente immenso che non riuscirei a tratteggiarlo con una manciata di aggettivi. Basta il nome. Indro Montanelli.
Non è mia intenzione ripercorrere le tappe della sua ricchissima esistenza (per altro ottimamente raccontata in uno splendido libro di Marco Travaglio, intitolato "Montanelli e il Cavaliere"), bensì usare un suo pensiero per riallacciarmi al discorso sull'etica che tentavo di ampliare nel post precedente.
Quella difficoltà a provare vergogna, quell'andare avanti impunemente e a testa alta, quella strafottenza di chi la fa sempre franca forse hanno una radice comune: una giustizia, quella italiana, che non funziona. Non funziona per una serie di cause che è inutile elencare. Tra queste, io ci vedo anche l'incapacità di ricercare ciò che è giusto, ciò che è corretto. Non per l'imputato, ma per l'intera collettività: i singoli, a volte, riescono a svignarsela mentre la società intera, quasi sempre, ci rimette e s'indigna.
Non sarei stato capace di trovare parole più esatte di quelle di Montanelli. Parole che ho trovato nel libro citato poc'anzi. Si tratta di una risposta parecchio piccata che questi, nel pieno dell'esplosione di Mani pulite, servì dalle colonne del suo giornale ad Alfredo Biondi, parlamentare di lungo corso.
Non sarei stato capace di trovare parole più esatte di quelle di Montanelli. Parole che ho trovato nel libro citato poc'anzi. Si tratta di una risposta parecchio piccata che questi, nel pieno dell'esplosione di Mani pulite, servì dalle colonne del suo giornale ad Alfredo Biondi, parlamentare di lungo corso.
"Gli avvocati difendono il cliente a tutti i costi, compreso l'inganno e la menzogna. Ti sembrerà assurdo, ma io non ho mai accettato questa etica. E uno dei motivi della mia ammirazione per gli inglesi è che nei loro tribunali l'ho vista rifiutata. (...) Il penalista inglese, nel concertare con lui la difesa, esige dal cliente la confessione sincera. Se si persuade della sua innocenza, cerca di farla valere in forza di prove, non di cavilli. Se lo sa colpevole, esige che tale si riconosca anche di fronte al Giudice, impegnando tutta la sua abilità nel far valere le circostanze attenuanti. Il penalista che ricorre alla menzogna e al raggiro può anche vincere la causa, ma viene squalificato. Dimmi una cosa caro Biondi: questa è l'etica dei penalisti nostri? A parte il trombonismo che mi rivolta lo stomaco per motivi, se vuoi, estetici, nei processi italiani ho sempre e visto tanto più lievitare il prestigio (e le parcelle) del mattatore di turno quanto più e meglio aveva saputo mettere nel sacco la Legge e i suoi custodi con qualsiasi mezzo, anche la corruzione dei testimoni, l'adulterazione delle prove etc. In nome della comoda regola giustificazionista secondo cui, quando lo si fa per la difesa del cliente (e, aggiungo io, della parcella) tutto è lecito, anche l'imbroglio."Pura e sacrosanta verità. Ahinoi.
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