
Foto di Luigi Rosa
Sicuramente in questi giorni all'interno del dibattito politico si sta parlando di tutt'altre questioni. Io invece sono inciampato quasi per caso su un dettaglio che forse è bene ampliare, perché anche altri se ne accorgano.
Nel fare l'analisi delle elezioni della settimana scorsa e dei prossimi cinque anni di questo governo, in più di un'occasione ho letto cose del tipo "quello del 2008 è un Berlusconi più stanco, incapace di vendere miracoli come un tempo" oppure "ha già sistemato quel che doveva sistemare" o ancora "è evidente che si sta preparando ad entrare nella storia del Paese come Presidente della Repubblica".
Un'impressione che in tanti hanno. Concreta. Neppure poi tanto campata in aria. Eppure, a mio avviso, meritevole di essere guardata un po' più da vicino. Credo che un'ipotesi politica come questa non debba esser bisbigliata a bassa voce né esser presa per buona a priori.
Il Cavaliere ha gestito per anni il dibattito politico, ne ha scandito i tempi, ha imposto modi di pensare e parlare tutti suoi. In molti, indipendentemente dal colore politico, si sono come assuefatti a tali dinamiche. Ecco perché un'idea come quella di raggiungere l'Olimpo del Quirinale appare "normale", scontata, fattibile.
Lo dicevo qualche post fa: non mi voglio abituare a questi modi di fare, a questa politica raffazzonata dove tutto sembra possibile. Dove tutto diventa possibile.
Non per cattiveria nei suoi confronti. Non perché qualcosa o qualcuno glielo possa impedire. Non per semplicistiche contrapposizioni di parte. Berlusconi non può diventare il Presidente della Repubblica, a mio avviso, per una mera questione di buon senso. Dono prezioso, in questo paese, ma qualche rimasuglio qua e là ce n'è.
Il Cavaliere è uomo di parte. Troppo inserito in uno scontro politico, etico, sociale e mediatico dal quale è difficile staccarlo. Una figura che è difficile immaginare come garante dell'unità nazionale. Eccessivamente pieno di vanagloria e per questo inadatto a ricoprire certi ruoli.
Saremmo alla dittatura. Una dolce, carezzevole, televisiva dittatura. Si aprirebbero scenari poco edificanti, da quarto, quinto mondo.
Di tempo per verificare se questa idea si tradurrà in realtà ce n'è a iosa. Ed è solo col tempo che potremo verificare se l'assuefazione ad essa avrà piegato tutto e tutti o se c'è, se ci sarà qualcuno ancora capace di opporvisi.
Spero di sì. Altrimenti sul Quirinale vedo nubi minacciose.
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