sabato 18 aprile 2009

sabato 11 aprile 2009

Oggi ho visto Luigi De Magistris a L'era glaciale


Clicca qui per vedere il video di Luigi De Magistris a L'era glaciale
Su Luigi De Magistris si è detto tutto e il contrario di tutto. Sia in merito al suo lavoro, sia per quel che riguarda la sua scelta di entrare in politica (candidandosi alle prossime europee). Tralasciando le faziosità e le considerazioni di parte, di lui mi colpiscono alcune caratteristiche di fondo: un uomo per bene, sincero, obiettivo, onesto. Tratti di un modo di fare che, credo, traspaiano molto bene da questa intervista. Un'intervista, una volta tanto, seria e approfondita. Fatta di domande volte a conoscere l'intervistato.
La mente è corsa ad un'altra intervista della Bignardi, di qualche mese fa, che mi impressionò. Ma sul lato opposto: quella che la vedeva di fronte a Mara Carfagna (cliccare qui per il video).
Un Ministro della Repubblica che è là per caso, che non sa cosa dire, che nasconde, svia, non risponde. Prova provata, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, che quasi mai i migliori di questo paese vengono messi al posto giusto.
Spero che con De Magistris questa triste tendenza venga invertita.

giovedì 9 aprile 2009

Oggi ho visto Marco Travaglio ad AnnoZero


Oggi ho letto un articolo di Michele Serra


Clicca qui per leggere l'Amaca di Michele Serra
... Cambia il soggetto, il protagonista. Ma il concetto, in buona sostanza, è sempre lo stesso. Purtroppo.

mercoledì 8 aprile 2009

Oggi ho letto un articolo di Michele Serra


Clicca qui per leggere l'Amaca di Michele Serra
Opportunismo, memoria corta, scarsa coerenza. Questi, fra i tanti, sono i mali che attanagliano la politica italiana. Michele Serra lo sottolinea con la solita arguzia e semplicità.

martedì 7 aprile 2009

Oggi ho visto Marco Travaglio a Glob



"Comunicazione politica in Italia": per riuscire a capire qualcosa di più riguardo questo tema, consiglio vivamente di guardare questa attenta (e divertente) analisi fatta a Glob da Enrico Bertolino e Marco Travaglio.

lunedì 6 aprile 2009

Oggi ho visto Passaparola di Marco Travaglio


Rumore, polvere, silenzio


Foto di etna walk ©
Questa notte si è consumata una tragedia che lascerà i suoi segni, che sarà difficile dimenticare. Così come difficile è accettarla.
Pensavo proprio a questo: erano anni che non venivamo coinvolti, presi e sbattuti dentro con forza dai media, in catastrofi come quella del terremoto abruzzese. Personalmente, era come se avessi dimenticato sciagure di questa portata. Come se non ricordassi più che certe cose possono accadere. E quando accadono, devastano: le cose, le persone, dentro e fuori.
Certo: ci sono stati altri terremoti, c'è stato lo tsunami, ci sono state le guerre (forse la peggiore fra le sciagure). Eppure, è come se pian piano avessi rimosso, facendo sfumare sempre di più l'attenzione verso temi infinitamente più scialbi: la società, la politica, i fatti e i fatterelli che riempono l'attualità.
E poi, stanotte, il terremoto. La distruzione, i dispersi, la morte. Bang. Un colpo, una fitta violenta. Fa male venire a sapere certi fatti. Fa un male cane.
Ma ora che quel dolore c'è, bisogna tentare di conviverci. Provare a non dimenticare e fare silenzio.

domenica 5 aprile 2009

Oggi ho visto Berlusconi in Europa


Clicca qui per la figura di merda #1 oppure qui per la figura di merda #2
Inqualificabile, scriteriato, senza un minimo di rispetto. Ora, certi cerimoniali possono anche apparire troppo ingessati e formali. E forse sono lì proprio perché qualcuno li renda meno austeri. Ma certo questo processo di rinnovamento (ammesso che qualcuno voglia farsene carico) non può passare dal "metodo-Berlusconi". Urlare a gran voce "Mr. Obamaaa!!!" e farsi bacchettare dalla Regina d'Inghilterra (mica dall'ultima delle maestrine d'asilo). Oppure far aspettare il Cancelliere tedesco per una telefonata di mezz'ora. Decisamente non un granché.
Grazie Silvio, ci hai fatto fare un'altra grande figura in Europa. L'ennesima. Come sempre, hai tenuto alta la nostra (già poco benvoluta) bandiera. Grazie ancora.

venerdì 3 aprile 2009

Il vortice


Foto di Darwin Bell
Ci ho ragionato un po' su, e forse ho capito qual'è quella macchia cieca, quel buco nero nell'universo di Beppe Grillo. C'è una falla, per così dire, meramente comunicativa.
Almeno: secondo me. Non so se faccio di questi ragionamenti per una sorta di deformazione professionale o cos'altro. Non so neppure se ciò che sto per dire è giusto, ma è un pensiero che mi andava di annotare.
Prendiamo quel che è successo ieri, l'episodio che ho riportato qualche post fa: Grillo interviene in diretta ad Exit, dice cose (sacrosante) sui temi più disparati. Fa un monologo, non interagisce con l'esterno. Poi prende e se ne va.
Ora, al di là dei contenuti (che non critico perché, ripeto, condivisibili), c'è un problema nell'atteggiamento, nel comportamento. Che poi sono comunicazione: in altre parole, Grillo parla senza rispondere, senza creare dialogo, senza possibilità di feedback. E' il suo stile, certo. La stessa cosa accade nella rete, sul suo blog: ogni giorno getta un sasso (a volte piccolo, a volte immenso) nello stagno, senza però osservare i cerchi che si creano nell'acqua.
Perché non c'è una vera interazione con le migliaia di utenti che rispondono, commentano, condividono un'idea: tutti parlano, tutti lasciano una traccia, tutti partecipano ad una bolgia comunicativa in cui è difficile trovare un filo logico.
Si tratta di possibilità non da poco. Occasioni che ci vengono fornite dalle nuove tecnologie, dalla rete. Opportunità che dieci, quindici anni fa erano impensabili. Però attenzione: perché talvolta la comunicazione può diventare un vortice. Un tornado di parole. Una valle con troppa eco nella quale ci si capisce solo in parte.
Questo è il punto: ben venga una partecipazione che proviene "dal basso" (come si usa dire). Con dei distinguo, però. Non illudiamoci: non è per il solo fatto di comunicare che si partecipa, che si ottiene visibilità e riconoscimento. A volte si fa troppo casino. Un chiasso che produce solo un gran frastuono, che lascia intatti i problemi dai quali si era partiti. E si torna punto e a capo.
Ecco, allora, cosa mi sento di rimproverare a Grillo: non la qualità dei suoi contenuti. Su quelli si può discutere. Quanto più sul modo in cui vengono proposti, le modalità tramite le quali essi vengono socializzati: comunicare quasi mai vuol dire avere ragione in assoluto. Comunicare più degli altri non è sinonimo di esser più efficaci. Comunicare solo sulla rete, poi, significa escludere tante persone che ad essa non hanno accesso. Ed immergersi in quel vortice di cui parlavo poc'anzi.
Grandi opportunità e grandi disagi, come si può notare, in questo caso sembrano collimare perfettamente. E l'esempio di Grillo è solo uno dei tanti. Comunicare è anche questo: un loop. Nel quale c'è ancora tanto da scoprire e tanto da mettere in ordine.

giovedì 2 aprile 2009

Oggi ho visto Marco Travaglio ad AnnoZero


Oggi ho visto Tolleranza Zoro


Oggi ho visto Beppe Grillo a Exit




C'è un universo che ruota attorno a Beppe Grillo. E, come ho già avuto modo di dire, non tutte le sfaccettature di questo "fenomeno" mi convincono appieno.
Ad ogni modo, alcuni concetti chiave propri di Grillo sarebbe bene che fossero riportati all'interno del sistema politico. Una parte di quel sistema, quella che ci governa in particolare, si è persa da tempo, si è smarrita, fatica a comunicare con l'esterno, parla una lingua tutta sua, fa cose illogiche, ha venduto l'anima a chissà quale diavolo (finanza? Massoneria? Mah...).
Anche se in poco tempo, è questo ciò che ieri sera Grillo ha provato a fare (in diretta) ad Exit. Peccato che non ci sia stato modo di instaurare un vero e proprio dialogo. Ad ogni modo, è stato un ottimo tentativo di riabituarci ad un lessico che la politica sta perdendo. O che forse non le è mai appartenuto.

mercoledì 1 aprile 2009

How do you say "bancarotta"?


Foto di chrisjohnbeckett
Probabilmente tra qualche settimana non ce ne ricorderemo più, ma in Inghilterra, in Francia e in chissà quanti altri posti sta succedendo qualcosa di interessante: la gente comune, diversi cittadini, i lavoratori, hanno capito di esser stati presi in giro dalla finanza. E per questo si incazzano. Alcuni sono arrivati a sequestrare i manager delle aziende per le quali lavorano: per metter faccia a faccia la rabbia di chi è stato ridotto sul lastrico con il management che li ha spinti in quell'abisso.
Ora, posto che alcuni metodi potranno pure suonare come inconsueti, eccessivi o illeciti, c'è da sottolineare un fatto: ho l'impressione che in altri paesi l'informazione riguardo la crisi che ci attanaglia sia più puntuale e approfondita. La gente sa, conosce, si informa. E proprio per questo si incazza. Ed allora c'è chi riversa le proprie rimostranze sui manager (biechi e assetati di profitto), sciopera sapendo benissimo i motivi e i fini che ci si propone, attende fuori dai tribunali per poterne dire quattro a chi lo ha frodato per anni.
Non che questo in Italia non sia possibile, ed anzi mi auguro che un numero sempre maggiore di persone prenda coscienza della situazione in cui ci troviamo. Il fatto è che da noi l'atteggiamento è diverso, le idee sono poche e confuse, l'informazione è distorta.
Dico di più: nel nostro paese certi crimini finanziari non vengono neppure percepiti come tali. La crisi c'è, ma "è colpa dell'euro". Ci invitano ad esser positivi, a non preoccuparci, a spendere come se nulla fosse.
Si fa circolare l'idea che i problemi, i pericoli abbiano la cova altrove. Ed è dell'"emergenza sicurezza" che bisogna discutere, dei romeni, della cronaca nera. Sappiamo tutto di Cogne, Erba e Garlasco. C'è gente che assiepa quei tribunali perché lì va in onda una fiction alla quale si sono appassionati. Bel guaio.
Credo che dovremmo farci aiutare dall'opinione pubblica estera: aiutarci a capire, aiutarci a sapere come ci dobbiamo comportare, aiutarci a ridefinire una scala di valore dove riordinare le questioni che ci riguardano. Cosa percepire come problematico e cosa no.