giovedì 17 gennaio 2008

Tra le grida, il silenzio


Foto di Juanjo Fernàndez
Il fatto che il Papa abbia preferito, o sia stato invitato, o sia stato costretto (si legga come meglio si crede) a non essere presente all'inaugurazione dell'anno accademico all'Università "La Sapienza" di Roma mi rattrista molto. Non tanto come credente, perché le questioni importanti sono altre. Quanto più come persona. Come persona che si guarda attorno e cerca, non senza fatica, di capire gli altri, la società, il mondo.
Quello dell'ascolto dovrebbe essere l'atteggiamento più naturale, più ovvio. Invece in tanti casi (questo in ultima battuta) ci si ignora. Quando va bene. Si alzano barricate, quando va male. Mi domando: a che pro, tutto questo?
Talvolta credo per paura. Perché le contaminazioni non entrino nella propria vita, nel proprio gruppo d'appartenenza, nelle istituzioni che ci sentiamo di sostenere.
Oppure, probabilmente, perché si ha un'immagine sbagliata dell'altro. Lo dicevo qualche post fa: sono le percezioni, le rappresentazioni che ci aiutano se non c'è una conoscenza piena. Purtroppo però, molto spesso, esse sono estremamente grossolane: tendono a ridurre la complessità, focalizzando su un solo aspetto. "Tizio è così, la Chiesa è cosà". Punto. Sono le definizioni che ci rovinano. E invece basterebbe un po' più di voglia di comprendersi e di conoscersi.
E questo è il tipo di percezione che i giovani de "La Sapienza" (alcuni, non tutti) hanno della Chiesa. Qui la fede non c'entra. C'entra il modo in cui la si rappresenta. C'entra la comunicazione.
C'è una comunicazione sbagliata. O forse manca del tutto. "Lack of communication", in inglese. Ecco perché si fa così fatica a capirsi.
Allora qui il problema si amplia, e non riguarda solo la Chiesa. Provo a districarlo sotto questo profilo: le istituzioni, su tutte la politica ma anche la Chiesa stessa, sono continuamente sotto l'occhio vigile dei media. I quali offrono loro degli spazi. Peccato che non li sappiano riempire a dovere. In un epoca in cui sappiamo tutto di tutti, in cui dagli ambiti più disparati della società sgorgano quantità quantità immani di informazioni, dei "centri di potere" e delle istituzioni non sappiamo nulla. O comunque, poco. Gli vengono offerti spazi, sì. Ma poi come li riempiono? Con qualche incomprensione, col solito chiacchiericcio, con qualche grida e qualche schiamazzo quando i toni si fanno accesi. Se togliamo tutto questo, c'è altro? No, il silenzio.
E' come se, continuamente, avessimo sotto gli occhi, nelle orecchie, tutt'attorno solo la parte peggiore delle istituzioni. Ce le rappresentiamo tramite persone, eventi, discorsi che rappresentativi non sono. O meglio, non del tutto.
"Politica" non sono solo le gazzarre in Parlamento. C'è anche il sindaco di paese che sa darsi da fare per far vivere la sua comunità più serena. Anche quella è "politica".
"Chiesa" non è solo il Papa che si affaccia per l'Angelus la domenica. Non è solo Roma, Città del Vaticano, San Pietro. Non solo le dichiarazioni di Bagnasco, Ruini, o chi per loro. C'è anche la parrocchia che riesce a togliere i ragazzi dalla strada e che prova a dar loro un futuro. Anche quella è "Chiesa".
Perché nessuno ne parla? Chi decide qual'è la faccia migliore della medaglia? Perché oltre le grida, non c'è niente?
Io credo che ci sia qualcosa, invece. Che quel silenzio brulica, si muove, è vivo. Ed è la parte più bella. Solo che nessuno vuole raccontarla.

P.S.: mi scuso per la lunghezza del post, ma è un argomento, questo, che ho a cuore in maniera particolare. E che non sarei riuscito a liquidare in poche parole...

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