venerdì 31 ottobre 2008

Fedeltà al tricolore


Foto di gendusosindaco
Sempre per la serie "non è questo il blog che avrei voluto": se le parole tremende di Cossiga mi hanno ferito, peggio ancora hanno fatto quegli orribili bastoni visti negli scontri di Piazza Navona. Fanno male sul serio, non solo in senso lato: basta chiedere a qualche malcapitato nell'inferno capitolino di mercoledì scorso. Ma fanno male anche a chi là non c'era, fanno male alla vista, fanno male al cuore.
Ma, dico io, possibile che in questo paese tutto debba passare in sordina e apparire in continuità con una ipotetica linea di coerenza? Possibile che nessuno sia in grado di dire nulla su un oggetto così squallidamente pericoloso? Perché nessuno si accorge della bestemmia ideologica, politica e storica che simboleggia quell'arnese?
Un bastone, una spranga, un ferro. Chimatelo come volete. Ad ogni modo, qualcosa che serve ad un solo fine: picchiare. Ma non è mica un'arma come le altre... No, perché è ricoperta dal tricolore.
E' questo il punto: non accetto che quel bastone sia considerato semplicemente un oggetto imprescindibile per il buon fascista da combattimento. Non ci si può e non ci si deve abituare a brutture del genere. Bisogna osservare meglio e capire: si tratta di un'arma a tutti gli effetti che, a detta dei suddetti fasci, può essere usata perché utile alla causa nazionale. Cioè: "sì, te corco de bbotte, però lo faccio in nome dell'Italia, della mia nazione". Questo è deprimente e terrificante.
In un paese sfilacciato, che non sa più ritrovarsi, in cui è messa in discussione persino la Costituzione, questo appare un comportamento perfettamente coerente, plausibile. E' o non è il caso che qualcuno dica basta a sconcezze di questo tipo?

giovedì 30 ottobre 2008

Le lacrime e il coccodrillo


Foto di Alessio85
Non era così che avevo immaginato il mio blog. E' un blog triste, un almanacco delle brutture che vedo attorno a me, che mi colpiscono, che mi fanno davvero male. Avrei preferito altri temi, un umore diverso, un po' più di gioia in queste righe.
Anche oggi, mi ritrovo a fare i conti con un mondo che capisco sempre meno. Perché pieno di stranezze, di fatti insensati, così poveri di buonsenso da far paura.
La riforma dell'Onorevole Gelmini è passata. La protesta (pacifica, gioisa, produttiva) che le si opponeva è stata fiaccata dalle parole vergognose di Cossiga. Quel "caos calmo" che viveva il mondo universitario in questi giorni è stato spezzato dagli attacchi squadristi (forse programmati?) di Piazza Navona.
Mentre accadeva tutto questo, ero a Urbino, all'università, in quella che considero ormai la mia seconda casa. Mi guardavo attorno, vedevo facce preccupate, deluse, stanche, depresse. Capivo d'un tratto che la bellezza di questi anni era tutt'a un tratto sfiorita. Forse per sempre. I diktat, una situazione che se non è regime poco ci manca, il bene comune calpestato, una riforma irresposabile, una protesta inascoltata, gli scontri, il sangue. Ho appoggiato la testa fra le mani e quasi avrei potuto piangere. Lo schifo è tale che ormai non si ha più nemmeno la forza di piangere davvero.
Ed ora, mi chiedo? Che cosa accadrà nei prossimi giorni? Ho paura: innanzi tutto perché potrebbe accadere l'irreparabile. Se c'è gente che predica sermoni in cui si parla di bastonate e sirene d'ambulanza, difficilmente si potrà vivere in maniera civile e pacifica. Ho paura soprattutto per la scuola, per l'università: che ne sarà di loro? Tanto vale iniziare a scrivere i "coccodrilli" e dolerci per le dolenti perdite.
Sì, perché quando si taglia così sulla cultura, sull'istruzione, sulla scuola, sull'università vuol dire che vuoi ucciderle. Che ormai sono cose superflue. Ma se tutto ciò è il superfluo, che cosa è necessario? Cosa?

lunedì 13 ottobre 2008

Italiani all'estero


Foto di corriere.it
Tanti blog sanno comunicare molte sensazione anche semplicemente pubblicando una foto. Non è nel mio stile, ma credo che questa volta ci sia poco da aggiungere: mi riferisco alla partita che l'Italia ha giocato sabato a Sofia, in Bulgaria. Esposizione di croci celtiche, braccia tese, bandiere bulgare date alle fiamme, tafferugli. Un episodio penoso e avvilente dal quale, volendo, potremmo far emergere una miriade di considerazioni: sulla fatica a superare il nostro buio passato, sul ruolo dei mass media in vicende di questo tipo, sulle bassezze che popolano il mondo del calcio e via dicendo.
Vorrei poter soffermarmi un po'. Ma lo schifo e lo sdegno colmano la misura: mai come in questo caso ogni commento aggiuntivo sarebbe superfluo. Queste poche righe vogliono solo essere un monito, un memorandum: per vedere se e quando ci sarà una prossima volta, per confrontare quanto ancora in basso potremo scendere. Oppure per provare a girare pagina.

giovedì 9 ottobre 2008

Va tutto bene. O no?


Foto di Fede SK8
Nell'ultimo post, seppure di sfuggita, avevo parlato di mass media. Già che ci sono rimango in tema.
Spesso, quasi per gioco, provo a guardare la nostra televisione con gli occhi di uno straniero, che giunge per la prima volta in Italia, che non conosce la nostra lingua. E che non conosce neppure così a fondo gli italiani.
Bene. Anche una persona di scarsa intelligenza si rende conto di quanto i nostri schermi siano stridenti, contraddittori, vuoti in maniera paurosa. Che idea si potranno mai fare, questi ipotetici occhi forestieri, di noi, della nostra cultura, di ciò che produciamo? Un'idea molto frastagliata, disomogenea.
Perché? Beh, basta guardare un telegiornale, un qualsiasi programma "di approfondimento", basta osservare le nostre pubblicità. Sui nostri schermi c'è di tutto, in un range che va dal Billionaire di Briatore al pensionato che non arriva alla fine del mese; dai consigli per una spesa votata al risparmio, alle feste dei vip; auto di lusso, yatch, orologi, profumi ed angoli arretrati, colmi di fatica, rassegnazione, criminalità.
Un esempio: Studio Aperto. Certo non l'archetipo della buona informazione, ma a suo modo comunque indicativo: si tratta di un grande recipiente al cui interno c'è posto per tutto: si parte col classico disagio per la mancanza di sicurezza, si racconta di qualche omicidio, si distribuisce un'abbondante dose di paura (per il topo d'appartamento, per l'extracomunitario, per l'omicida di turno). Poi si cambia registro: sì, perché poi arrivano il sorrisone di Sua Emittenza assieme a tutto il resto della banda. Ecco allora una buona iniezione di fiducia: niente paura cittadini e telespettatori (che poi è lo stesso), il male c'è ma abbiamo anche un ottimo farmaco per curarlo. Poi si scivola serenamente sulla valletta di turno, sull'ultimo amore di Tizio o Caio, sulla splendida gravidanza di questa o quella.
Dev'esserci una logica, dietro tutto questo. Della quale, in parte, me ne sfugge il senso. A chi è utile un servizio di questo tipo? Perché questi "racconti del mondo" così sfilacciati e incoerenti?

P.S.: per riflettere: odiostudioaperto.blogspot.com

martedì 7 ottobre 2008

Idee diverse


Foto da http://www.free-os.it
Si sono accavallati nella mia testa, in questi ultimi giorni, un numero spropositato di piccoli pensieri e ragionamenti. Buon segno, direi. Spero di riuscire a metterli in fila.
Inizio con una domanda, nata dopo aver incrociato quasi per caso una famosissima citazione di Voltaire che recita più o meno così: "non condivido le tue idee, ma lotterò fino alla morte perché tu possa esprimerle". Belle parole, non c'è dubbio. Dovrebbero essere l'architrave di ogni corretta e leale forma di democrazia, di ogni stato che possa dirsi "libero". Il pensiero liberale (addirittura!) ne ha fatto un motto imprescindibile.
Bene. La domanda dunque è: il nostro Presidente del Consiglio sarebbe disposto a dire altrettanto? A credere in questa massima? Lui, proprio lui che si dice democratico, amante della libertà, uomo del popolo?
Tante sono le domande che in questo blog ho posto ed ho lasciato cadere nel vuoto. Ma in questo caso direi che la risposta è pressoché scontata.
In questi anni, dopo la "discesa in campo", Berlusconi ha detto, ridetto, stravolto, deciso, riso, scherzato. Ha messo in scena diverse parti: l'autoritario, il guascone, il cantante, il decisionista, il risolutore. Ne ha fatte di cotte e di crude.
A una cosa è stato molto attento: ad allontanare gli avversari, zittendoli. Gli oppositori sono solo uno scomodo intralcio: meglio non rispondere, minimizzare, alzare la voce per coprirli.
Prova ne siano le sue televisioni, i suoi giornali e tg: fedeli al Capo sino alla morte. Strenui difensori della sua libertà, non quella di tutti. Sordi a chi la pensa diversamente. Si tratta di forme moderne di servilismo e cortigianeria (che vanno dal granitico Emilio Fede alla più recente Vezzali, cliccare qui per credere), pericolose perché amplificate dalla tv, che in altri paesi non esistono. Ma noi, si sa, in certi campi vogliamo essere i primi, e i migliori.